Avendo appena scomposto il metodo grazie al quale è stata realizzata una grande fotografia, credo sia giunto il momento giusto per cominciare a costruire il tuo metodo di vedere la realtà attraverso lo scatto.
Ricorda che, come per il pittore, per il fotografo il passo fondamentale è vedere l'immagine che si vuole realizzare. Il metterla in pratica è poi un mero fatto tecnico. Ma la creatività, l'inventiva, sta a monte.
Nel momento in cui scatti, metti in atto degli espedienti tecnici il cui intento ultimo è rendere evidente al pubblico la vista sulla realtà che tu hai deciso di rappresentare.
L'esercizio più importante per te, quello che ti può far fare un vero salto di qualità, è allenarti a vedere quello che gli altri non vedono. Solo in questo modo potrai proporre al tuo pubblico una versione della realtà che li sorprenda e li rapisca.
Puoi dire di aver avuto successo quando capita che chi guarda la tua foto non avrebbe mai visto quello che ora ha chiaro davanti agli occhi se non grazie all'immagine che tu hai realizzato.
Ricorda sempre che l’eccezionalità si nasconde nel banale. E' il luogo in cui è più difficile trovarla, ma anche il campo di allenamento perfetto per affinare il tuo occhio.
E non importa che sia una particolare espressione del tuo bambino, oppure quella strana imperfezione dello stuzzicadenti che lo fa sembrare una rovina di Atlantide.
Da qui l'obiettivo dichiarato per questa esercitazione. Scatta la tua migliore foto di soggetti banali:
E così via.
Fallo e scoprirai quanto di bello ci può essere anche nella cicca di sigaretta schiacciata sul cemento.
Weston realizzò una delle più note e citate fotografie del mondo riprendendo un semplice peperone: il peperone più sensuale mai visto, però.
Un fotografo distratto bucherà tantissime foto valide, semplicemente perché non le vedrà. Solo le situazioni eccezionali lo sveglieranno da suo torpore.
Così, se mentre cammina credendo di cercare un soggetto, ma in realtà immerso nei suoi pensieri, gli capiterà di osservare una scena davvero potente, ecco che realizzerà la fotografia. Poi tornerà nel suo limbo.
Quanti fotografi conosci che operano così? Pensi di essere tra loro?
L’eccezionale è una fregatura, in genere. Come diceva Goethe “un arcobaleno che dura un quarto d’ora non lo guarda più nessuno”: ci stanchiamo presto di certi spettacoli, e passiamo ad altro.
Abbiamo bisogno di stimoli forti, ma passeggeri. E speriamo sempre che dopo una forte emozione, ce ne sia subito un’altra altrettanto intensa. Ma capita di rado.
Invece di cercare l’eccezionale, dovremmo imparare che ogni cosa, anche la più banale, possiede qualcosa di unico e interessante, e questo apre mille mondi alla nostra fotografia.
Prova a dedicarti ai soggetti banali, comuni, senza interesse, e scoprirai come sei tu a definire l’eccezionale, non l’eccezionale a definire quel che va fotografato.
L’impegnarti a guardare anche le cose apparentemente insignificanti combatterà efficacemente il morbo della distrazione, permettendoti di farti trovare pronto quando l'occasione si presenta.
Difficile dire cosa sia davvero "banale": quando qualcosa la fotografi, sembra assumere immediatamente un senso, un significato. Questa è la potenza della fotografia, in fondo.
Diciamo allora che consideriamo banale specialmente ciò che è quotidiano, che siamo abituati a vedere e dunque non degniamo più nemmeno di uno sguardo.
Per Federica è questo peluche poggiato sul letto, vicino a uno strumento musicale. La foto è ripresa come se si trattasse di un cane o di un gatto, come se il soggetto fosse vivo. Una scena che alla fine ci racconta molto della fotografa. E meno male che si tratta di una foto "banale"!
Cristina si concentra invece su un pranzo. Un classico di quando si va al ristorante, nell'era della condivisione grazie agli smartphones. Ma qui è invece un soggetto casalingo, magari domenicale. Tutto è pronto, compresa la scatola con le medicine da prendere "prima dei pasti". Uno scorcio di vita, intimo e diretto che - verrebbe da dire - non è affatto "banale".
E poi c'è il viaggio, e le foto da fare mentre si va. Banali perché ogni giorno si compie questo rito di andare e tornare, di spostarsi in auto, col traffico, il sole o la pioggia. E spesso, per spezzare la routine si scatta qualche foto con lo smartphone, magari con una mano sola, vista che l'altra è sul volante.
Non si dovrebbe fare, lo dice il Codice della Strada, ma chi può resistere? Di certo non Paola, che sembra voler resettare la propria quotidianità, insieme all'autoradio!
E nemmeno Donatella che ci mostra anche lei un peluche, ma piccolo e collocato sotto lo specchietto retrovisore dell'auto, in una sera che è quasi notte, sulla strada per tornare a casa dopo una giornata di lavoro, probabilmente.
A volte può anche essere stressante, ma certo vivere non è mai banale.