LEZIONE 4 - Sfruttare la composizione (free)

La composizione come strumento creativo

Per essere efficaci nel comunicare un messaggio attraverso le nostre immagini, dobbiamo aver chiare quelle che sono le potenzialità espressive a cui abbiamo accesso attraverso il mezzo che abbiamo deciso di utilizzare.

Una fotografia ci parla attraverso la luce, che si traduce in tre elementi chiave:

  • quali soggetti sono rappresentati e quali sono i rapporti tra questi soggetti
  • i contrasti di luminosità che intercorrono tra i diversi soggetti e all'interno di ciascuno di loro
  • i toni cromatici che caratterizzano ognuno dei soggetti e gli spazi che li separano

Nell'insieme, la combinazione di questi elementi prende il nome di quella che chiamiamo "composizione".

Voglio toglierti immediatamente un dubbio.  Non sono un fan delle "regole della composizione".

In rete troverai mille tutorial e suggerimenti sulle "regole" da seguire (e poi rompere) per realizzare foto efficaci.

 

Una composizione classica, ma sempre efficace. La strada, e la recinzione che la delimitano, accompagnano lo sguardo (che in genere "entra" nella foto dall'angolo in basso a destra) dentro l'immagine. In tal modo si arriva prima o poi per vedere la chiesa e le torri sulla cima del colle. L'uniformità cromatica e la luce poco contrastata, aiutano a dare "compattezza" alla scena. Un leggero aumento di luminosità sul lato destro del colle, crea una sorta di tenue "spot", che aiuta a rendere meno piatto l'insieme. Col forte vento gelido e la neve che roteava tutt'intorno, non è stato facile mantenere il controllo della composizione e la necessaria concentrazione!

Il mio consiglio spassionato è di seguire quei suggerimenti, se questo ti fa da stimolo per scattare molte fotografie. Quello che conta davvero è l'esperienza:

  1. L'esperienza nel fare fotografie (e valutarne criticamente il risultato)
  2. L'esperienza nell'osservare fotografie (e vedremo presto come leggerle con occhio critico)

Qualunque percorso ti porti a questo risultato è valido.

  • Se applicare le regole classiche ti spinge a fare più foto e a guardare con più attenzione gli scatti dei grandi (o meno grandi) va benissimo.
  • Se partecipare ai concorsi fa da traino per portarti più spesso a scattare, va bene allo stesso modo.
  • Se non senti il bisogno né dell'una né dell'altra cosa, purché tu esca comunque a scattare, puoi fartene una ragione senza troppi rimorsi.

Nelle righe che seguono troverai invece una breve summa di quelli che - secondo me -  sono gli elementi fondamentali che devi imparare a valutare nelle tue foto (e a cogliere in quelle degli altri) per far fare un salto di qualità all'espressività delle tue fotografie.

L'inquadratura

Tra tutti gli strumenti a disposizione del fotografo, forse il più importante è la costruzione dell'immagine, come i vari elementi sono disposti all’interno del campo inquadrato. Insomma, l’inquadratura.

Sembra banale, ma la scelta più importante che devi fare è cosa non inserire nella tua fotografia. Questo, il più delle volte, cambia radicalmente il senso stesso dell’immagine.

Ti faccio un esempio banale, ma vero.

Qualche anno fa, sono andato a visitare in Toscana un bellissimo ponte a schiena d’asino di epoca medievale.

In alcune fotografie che mi era capitato di vedere su una nota rivista, il ponte scavalcava un torrente, ed era circondato da pioppi e salici mentre sullo sfondo una serie di dolci colline segnava l’orizzonte.

Un fotografo potrebbe trovare molti spunti interessanti in una quartiere come quello della foto. Magari un dettaglio in un'area verde. Chi potrebbe mai pensare che il contesto sia invece quello di un'intensa urbanizzazione, con poco verde e molto cemento? Una fotografia aerea (o col drone) riesce più difficilmente a mentire, ma un fotografo a terra, stringendo il campo, può farlo in modo decisamente più facile.

La scena sembrava davvero promettente, e così ho affrontato il viaggio per visitare la zona. Ma arrivato sul posto, ho scoperto con mio rammarico che tutt’intorno al ponte c’era un’area artigiana con capannoni, piccole ciminiere e alcuni magazzini decisamente orribili.

Il fotografo aveva “ritagliato” l’inquadratura in modo da escludere il degrado, dando l’idea di un posto integro.

Neve e montagne che sfumano nella nebbia. Potrebbe essere un luogo selvaggio e solitario, di grande bellezza e integrità, e di certo lo è stato (in parte lo è ancora). Fotografando questo punto di vista, posso ingannare chi guarda la foto, perché ho lasciato alle mie spalle quella che è la reale situazione di quella che è nei fatti una stazione sciistica, punto di partenza per una bella ciaspolata.

Chissà quante volte sarà capitato anche a te di andare in un posto di cui avevi visto delle foto e trovarlo decisamente diverso da quel che ti aspettavi! Questo è il potere dell’inquadratura. Come ti accennavo quando ho parlato del’Iceberg di Hemingway, quel che della foto non si vede spesso è più importante di quel che la foto mostra!

Ti faccio un altro esempio semplice semplice. Guarda questa foto di una cascatella nel folto della vegetazione. Una gola fluviale molto suggestiva, con rocce, alberi e il torrentello a rendere più selvaggio, quasi pura "wilderness", l'insieme.
Ma allargando l'inquadratura, ecco che si vedono dei cartelli, una strada sterrata (allagata) e la condotta forzata di una centrale idroelettrica. La cascata è infatti lo scarico del "troppo pieno" della centrale, e si forma solo quando, a causa di intense piogge, la condotta ha un eccesso d'acqua. Questo credo ti dimostra come sia possibile "ingannare" chi guarda una foto semplicemente stringendo l'inquadratura: non che il luogo non sia comunque piacevole, ma è evidentemente antropizzato, mentre nella prima foto poteva sembrare solitario e selvaggio...

Prova a utilizzare lo stesso principio in senso creativo:

  1. presta attenzione a quel che metti dentro e a quel che lasci fuori dall'inquadratura.
  2. fai occhio all'angolo da cui inquadri. Se inquadri dal basso tenderai a trasmettere autorevolezza, imponenza, dominio, al soggetto. Se al contrario lo inquadri dall'alto tenderai a metterlo in una condizione di sudditanza e passività.
  3. previsualizza lo schiacciamento bidimensionale dell'immagine che stai per produrre. Un innocuo elemento sullo sfondo può uccidere la tua foto quando in due dimensioni sembra che esca dalla testa del soggetto principale.

L'importante è che tu tenga sempre ben presente qual è l’idea, il concetto che intendi esprimere.

Per farti un'idea di quanto possa essere immediato realizzare una foto "che funziona" una volta che sia chiaro l'intento comunicativo che ti smuove, prova a vedere questo caso di realizzazione di una copertina per un libro.

Come sempre lo ritroverai poi anche in appendice al corso.

CASE STUDY - La solitudine del fotografo

A proposito di fotografie progettate e costruite, voglio farti un esempio semplice, eppure piuttosto chiaro.

Tempo fa, per un mio saggio in forma di romanzo, intitolato “I confini del buio”, il cui protagonista è un fotografo che per varie vicissitudini si trova imprigionato in un ipotetico paese del Medio Oriente, ho avuto necessità di creare una fotografia per la copertina.

Quel che la foto doveva esprimere era la solitudine in cui spesso si trova a operare il fotografo, il suo isolarsi nel momento in cui riprende il mondo circostante, e ovviamente richiamare nel contempo il concetto di buio, di mancanza di luce.

Così, sono ricorso a un piccolo modello, di quelli che si utilizzano per i plastici ferroviari (si trovano facilmente in vendita online e sono molto divertenti, e ben fatti), alto circa un centimetro e mezzo.

In effetti la necessità pratica (la copertina) ha poi lasciato spazio al piacere di realizzare qualcosa di ben diverso da quello che faccio di solito. A volte un semplice spunto può farti viaggiare nei territori della fantasia, spesso più inesplorati dei quelli della realtà.

Ne ho scelto uno che rappresenta un fotografo in azione, e l’ho collocato su una sorta di “zattera” (un pezzetto di cartoncino), poggiata su un vetro per creare il riflesso.

Al buio, con una piccola torcia, l’ho illuminato come fosse sotto una sorta di “spot”.

Ho scelto di lasciare nel nero totale la gran parte della scena, in modo da accentuare la sensazione di solitudine, ispirandomi a certi dipinti zen giapponesi, e facilitare al contempo l’inserimento del titolo.

Si tratta di una foto semplicissima (in realtà ne ho fatto una serie), che ha richiesto pochi minuti per essere realizzata.

La cosa che qui interessa però, è che è stata interamente “pensata”, progettata a priori.

Ecco qui sotto la copertina (nel frattempo, però, l’ho cambiata). L’ampio spazio nero si presta a evidenziare il titolo e il sottotitolo.

Sei padrone del tuo mondo, almeno del mondo che vedi nel mirino o nel monitor della fotocamera: lì sei il deus ex machina assoluto. Decidi tu, e devi farlo in modo consapevole.

Per riuscire a farlo in modo efficace, per prima cosa devi prestare attenzione.

Il sistema occhio-cervello ha una grandissima capacità di concentrare l’attenzione su ciò che gli interessa e di non vedere affatto quel che invece non gli interessa.

Ovviamente puoi decidere di inserire alcuni elementi di disturbo che ritieni significativi, o per fare una foto di denuncia, l’importante è che tu lo sappia, e che non ti succeda (troppo spesso) di dire, dopo, “ooops, non me n’ero accorto!”.

Ma la fotocamera non può farlo. La luce che impressiona il sensore è democratica, schiaccia tutto allo stesso livello. Ed è per questo che è tuo compito aiutare l'occhio dell'osservatore a percepire una gerarchia nella tua composizione.

Se tu inquadri tua moglie o tuo marito, l’occhio (il tuo occhio) tenderà a vedere semplicemente la persona, il suo volto. La fotocamera invece registrerà in modo crudele il palo che sembra uscire dalla sua testa, il cestino dei rifiuti al suo fianco, il tizio che sbuca dietro, eccetera.

Vale anche per i paesaggi: estasiati dalla scena che abbiamo davanti, non ci accorgiamo della busta di plastica appesa al ramo di un albero, dell’automobile parcheggiata lungo la strada, dei fili elettrici che passano sul cielo. Questo perché non li vedi, concentrato come sei a riprendere quel che ti attira.

Gli elementi di disturbo, se hanno un senso, possono diventare il cuore di un'immagine, come in questo esempio ripreso a Larderello, in Toscana. Devi però "vederli", e non trovarteli per caso all'interno della composizione.
Questo murales in Sardegna si armonizza piuttosto bene con quello che è un classico "elemento di disturbo", un'automobile. Questo perché rappresenta un pastore (simbolo della tradizione) alle prese col "nuovo che avanza", la tecnologia digitale. E il colore della Smart riprende quello dell'auto dipinta sullo sfondo.
Altro esempio in cui un elemento estraneo diventa parte attiva della composizione, anche grazie alla sua ombra. Il cavallo sembra scalpitare in attesa del verde.

Devi acquisire la capacità di vedere tutto, e di scegliere cosa lasciare e cosa eliminare.

Perciò, quando inquadri, costringiti a percorrere tutta la scena, guarda se c’è qualcosa che non va e poi scatta. Oggi col digitale puoi facilmente ripetere la foto, è vero, ma se la scena è momentanea, questo è impossibile.

Pensa a tanta Street Photography, in cui si riprende il tizio che passa precisamente sotto il tabellone pubblicitario creando un contrasto divertente. Hai solo un’occasione, e devi essere pronto e attento.

La regola aurea è: se puoi, togli

Togliere ti aiuta a ottenere un'immagine efficace intervenendo a più livelli:

  1. Togliere semplifica la gestione della scena
  2. Togliere rende più facile all'osservatore capire la tua immagine
  3. Come vedremo tra poco, togliere ti permette di sfruttare gli spazi vuoti per dare respiro all'immagine e per "far uscire" gli elementi che ritieni davvero importanti

Soprattutto per chi inizia, l'impulso è spesso diametralmente opposto: aggiungere. Aggiungere particolari per arricchire la scena, aggiungere elementi "decorativi", aggiungere nell'illusione di riuscire a includere tutto.

Sforzati di non farlo, a meno che non sia strettamente funzionale al tuo progetto.

 

Il castello di Santa Severa (costa laziale) diviene un elemento apparentemente secondario in un'immagine dominata dal mare e dal cielo. Ma proprio le sue ridotte dimensioni e l'assenza di altri elementi, ne impongono la presenza allo sguardo. Inoltre la composizione sbilanciata, con l'elemento di fatto principale collocato tutto verso sinistra aiuta a "dinamicizzare" la composizione, come vedremo più avanti.
Una foto in qualche modo simile alla precedente, ma per certi versi ancora più minimalista. Qui abbiamo tre semplici "strisce", la spiaggia, il mare e il cielo, che servono solo a far risaltare un elemento del tutto secondario, il contenitore per i rifiuti, che assurge a soggetto principale. Lo scopo è suggerire un'atmosfera e un contesto: una spiaggia, la mattina presto di un giorno di inizio estate.

Ma, se nonostante tutto, succede anche a te di trovarti a fare miriadi di foto "sovraffollate", non ti preoccupare. La capacità di sintesi è qualcosa che si impara.

L'importante è fare tanta tanta pratica. E non perdere di vista l'obiettivo.

Equilibrio e dinamica

Definito che cos'è che vuoi includere nella tua immagine, il passo successivo è decidere come disporre i soggetti all'interno della scena.

Qui entrano in gioco due concetti principali:

  • L' equilibrio - devi tenere in conto che ogni elemento grafico all'interno di un immagine è caratterizzato da un certo "peso". A seconda di come i pesi sono distribuiti nella scena, l'immagine risulterà più bilanciata, armonica, stabile, rassicurante oppure più instabile, anomala, carica di tensione, inquietante.
  • La dinamica - la composizione di forme e linee che caratterizzano la scena può conferire una sensazione di stabilità, staticità e tranquillità, o al contrario una percezione di equilibrio precario, dinamicità, tensione.
Vediamo cosa succede se collochiamo un peso su uno solo dei piatti dell'ipotetica "bilancia della composizione", prendendo a esempio un semplice paesaggio marino. Il tronco portato dalla corrente è stato collocato a sinistra e l'effetto che si ottiene è (idealmente) quello che vedi: la foto "pende" dal lato del soggetto più pesante.
La foto è stata rivista e corretta per rendere più efficace e piacevole la composizione. Mi sono abbassato per fare in modo che il tronco servisse da collegamento tra le tre fasce orizzontali che compongono il paesaggio: la spiaggia, il mare e il cielo; ho altresi cercato di sfruttare l'ombra per creare un contrappeso verso destra: la foto è comunque sbilanciata, volutamente, ma equilibrata, e l'orizzonte... torna dritto!
Mi piaceva l'idea della torre che usciva dalla parte buia della scena per arrivare a toccare il cielo blu scuro del crepuscolo, ma ho deciso di equilibrarla inserendo (con una doppia esposizione in-camera) la luna che splendeva in alto sulla mia testa. Il risultato ricorda vagamente uno "Ying e Yang", non a caso simbolo di equilibrio.

La gestione dell'equilibrio

L'idea del peso grafico nelle arti figurative e tutt'altro che nuova. Fin dall'antichità, l'artista figurativo è stato guidato dalla ricerca dell'armonia e dell'equilibrio.

Puoi leggere interi trattati sul tema, ma il principio di fondo  è che ogni elemento all'interno della tua immagine è caratterizzato da un peso grafico che è direttamente proporzionale a:

  • la sua dimensione
  • il suo contrasto rispetto allo sfondo (di luminosità o tono cromatico)
  • la sua nitidezza
  • la ricchezza della sua texture
  • la temperatura di colore, la sua saturazione - i colori caldi "pesano" di più; i colori saturi "pesano" di più
  • la sua posizione, ovvero la vicinanza rispetto ai bordi - ti sembra incredibile? e invece è proprio così. prova. se metti un soggetto vicino ai bordi il suo "peso" nell'immagine aumenta. Aumenta ancora di più se lo tagli con il bordo.
Cosa c'è di meno dinamico di una statua oltretutto in un museo? Ma con qualche accortezza compositiva si può fare in modo di dinamizzare anche un blocco di marmo. Per questo ho collocato la statua di destra quasi completamente fuori dell'inquadratura, sul lato destro, facendo in modo che il suo sguardo finisse fuori sul lato opposto (quasi parallelo alla linea gialla del pannello dietro), mentre il busto sullo sfondo (il cui peso è ridotto da una sfocatura non eccessiva) sembra osservare curioso la parte di statua che noi non vediamo. Questo gioco di rimandi e di visto-non visto rende più "mosso" l'insieme, sebbene solo da un punto di vista ideale.

Sfruttando queste caratteristiche, possiamo comporre un'immagine in cui i pesi siano distribuiti in modo equilibrato all'interno dell'inquadratura oppure, al contrario, possiamo trasmettere un senso di sbilanciamento e instabilità.

La ricerca dell'armonia perfetta che ha dominato la scena della ricerca nelle arti figurative ha portato a una lunga tradizione di tentativi di formalizzazione dell'equilibrio rappresentativo. Da qui, la fotografia, ultima nata, può attingere a piene mani.

E' così che sono nate varie regole empiriche, di uso pratico, consolidate in anni di pratica fotografica. Sono certamente utili come primo approccio, ma poi vanno sempre tenute “sullo sfondo”. Esistono, ma vanno dimenticate, tranne poi riesumarle al momento opportuno.

La regola dei terzi è la più diffusa, al punto che molti monitor e mirini di fotocamere digitali sono forniti di linee già predisposte per inquadrare tenendone conto.

La scena viene suddivisa in tre terzi verticali e tre orizzontali, il che porta a identificare quattro “punti di forza” dove può essere collocato il soggetto principale, quello che “guida lo sguardo”.

Si tratta di una semplificazione della “sezione aurea” dell’arte classica.

Personalmente la ritengo una sorta di perversione, ma è utile che tu sappia che potresti imbatterti anche in questo.

Certo, non voglio arrivare a proporti, come fa qualcuno,  la regola dei decimi, in cui l’immagine è divisa in 10 linee verticali e 10 linee orizzontali, il che porta a ben 100 riquadri, al cui interno vanno collocati i singoli elementi.

Si possono ideare infiniti esercizi, trucchi e tecniche variate sul tema.

La verità però è che si può imparare a realizzare delle inquadrature efficaci solo studiando le foto altrui (ma di fotografi bravi!) e facendo pratica diretta. Verificando con calma, dopo, a casa, se le nostre foto funzionano, o meno.

Dinamismo e stabilità

Tra gli elementi che ti suggerisco di provare a notare nelle tue foto e in quelle altrui, ce ne sono alcuni che hanno a che fare con la sensazione di movimento e tensione, per quanto una fotografia per definizione sia statica.

In particolare, ti invito a fare caso a come tutte le forme geometriche che tendono all'orizzontale tendano a conferire un tono di stabilità e staticità all'immagine, mentre tutte gli slanci verticali, e ancora più quelli diagonali, tendano a comunicare instabilità e dinamismo.

E' per questo che molte fotografie sportive sfruttano inquadrature "storte": l'inclinazione dell'orizzonte per sua stessa natura ci comunica una sensazione di urgenza e di dinamismo. Una forma di equilibrio precario e instabile.

La cascata forma una linea diagonale su cui "scivola" un appassionato di torrentismo. L'inquadratura verticale aiuta a sottolineare un'azione sportiva già di per se molto dinamica.

Allo stesso modo, tutte le forme geometriche con un vertice orientato verso il lato inferiore dell'immagine comunicano instabilità, mentre quando un poligono "poggia" su una base larga comunica equilibrio, relax, stabilità.

Questa foto è costruita con un triangolo a vertice in alto: la base è costituita dalla barca, mentre la signora sull'uscio ne rappresenta il vertice. La scena è (relativamente) statica, perché poggia su "solide basi".
In questo caso il triangolo è invertito: il peso degli elementi (la "base") è in alto e il soggetto è in basso. Questo da una sensazione di squilibrio, come se la foto potesse "cadere" da un momento all'altro.Nel determinare quali sono le "forme" geometriche da considerare per questo genere di valutazioni, devi considerare che l'occhio (il cervello) umano è alla continua e disperata ricerca di motivi ricorrenti (pattern, in inglese) .
Questa finestra in Norvegia illustra in modo evidente come funziona la suddivisione dello spazio secondo griglie regolari. Sebbene spesso non ce ne rendiamo conto, siamo circondati da innumerevoli elementi geometrici che tendono a mettere ordine (volutamente o meno) al caos visivo che ci circonda.

Per questo, ogni scusa sarà buona per raggruppare più soggetti a determinare una forma geometrica, vera o presunta:

  • somiglianza
  • vicinanza
  • disposizione regolare

Ognuna di questi motivi di aggregazione stimolerà l'occhio a percepire un gruppo di soggetti come una forma più o meno definita. A questa, a sua volta, puoi applicare tutte le regole che abbiamo detto sopra.

Un pattern di linee e punti disegna una griglia sul lago, e solo la presenza della barchetta rivela la presenza dell'acqua.
Serie di ellissi e cerchi creata dalla presenza di botti in rovere in una cantina.
In questo mercato ripreso dall'alto i rettangoli delle tende creano una vera e propria scacchiera.

La combinazione di equilibrio e dinamica può diventare uno strumento potentissimo al servizio del fotografo che sappia come usarle.

Luce e colore

E' intuitivo immaginare che una stessa fotografia, scattata a orari diversi della giornata, possa esprimere sensazioni diverse.

Questa foto fatta poco prima dell’alba, sfrutta la cosiddetta “ora blu” (che è disponibile solo due volte al giorno, all’aurora e al crepuscolo), per esprime una sensazione malinconica (la musica “Blues” non si chiama così a caso!), di fresco se non di freddo. Attendendo circa mezz’ora, si può poi realizzare quest’altra foto.

Nonostante l’inquadratura sia la stessa, la scena sia identica e l’unica cosa ad esser cambiata sia la luce del sole appena sorto, le sensazioni che la foto provoca sono nettamente diverse, ne converrai.

Dunque la scelta del momento del giorno in cui scattare può essere fondamentale.

L’ uso psicologico che è possibile fare dei colori stessi (ma anche nel bianco e nero è possibile “virare” le immagini) rappresenta un aspetto importante della pratica fotografica.

Possiamo sfruttare la luce per suggerire un’idea, un’atmosfera, un’emozione. Come fotografi dovremmo tornare a pensare al colore in modo che rafforzi e sottolinei il messaggio contenuto nelle nostre immagini!

La “teoria dei colori”, a cui si applicò già Goethe, è molto utilizzata dai pubblicitari e in genere nella grafica. Eccone una versione semplificata, ma utile:

  • Bianco – Indica luce, purezza, bontà, pulizia
  • Nero – Non è solo “l’alter ego” del bianco (indicando dunque cattiveria, sporcizia e buio), ma anche il colore elegante per antonomasia, e indica serietà
  • Giallo – E’ il colore della felicità, esprime calore, vicinanza umana
  • Rosa – Oltre a essere un classico colore “femminile” (almeno in Occidente), esprime dolcezza, delicatezza, e anche amore
  • Rosso – Esprime attenzione e pericolo nella segnaletica, ma anche forza, energia
  • Arancione – E’ uno dei classici colori caldi; i pubblicitari lo usano spesso perché stimolerebbe la propensione all’acquisto…
  • Viola – E’ il colore della spiritualità, della religione, della dignità ma anche, stranamente, della vanità
  • Marrone – Indica amicizia e vicinanza spirituale, e anche benessere. Col verde è il colore della natura
  • Blu – Colore preferito dalla maggioranza delle persone, è un colore che esprime sicurezza, calma, senso di responsabilità
  • Verde – Oltre a essere il colore della natura, della freschezza, esprime anche la speranza.  A volte viene accostato al denaro: è un concetto che viene dagli USA, dove i biglietti da un dollaro sono appunto stampati nelle tonalità del verde.

Più in generale, fai caso a come si possa sfruttare sia l'armonia che il contrasto di tono, ma anche luminosità, possono essere sfruttati per connotare emotivamente le tue immagini.

Nota per esempio come la durezza dei contrasti di molta fotografia di reportage in bianco e nero tenda a sottolineare la crudezza delle scene che vengono riprese o, al contrario, come la luce morbida usata nelle riprese di nudo sia funzionale a trasmettere la sinuosità e l'armonia delle forme ritratte.

Una faggeta in autunno immersa nella nebbia mostra quale sia il tipo di luce più morbida possibile. I contrasti di fatto non esistono.
Per certi versi una situazione simile è quella che si può incontrare all'aurora o al crepuscolo. Le luci artificiali aggiungono però un tocco di contrasto allo sfondo.
La comparsa del sole è sempre fonte di aumento del contrasto. Ora esistono parti illuminate e parti in ombra, sebbene tra le due zone i contorni siano sfumati e la leggibilità dei dettagli sia ancora buona.
Il sole è ancora basso, come dimostra la luce di tonalità calda, ma oramai illumina diffusamente la scena. Grazie alla presenza delle nubi, che agiscono da pannello diffusore, le parti non illuminate sono comunque sufficientemente chiare.
Il sole è oramai alto e i contrasti molto forti, con ombre piene in cui i dettagli iniziano a perdersi.

In conclusione, più ancora che non quando scatti le tue fotografie, quando riguardi le tue immagini, o quando osservi gli scatti di altri, cerca i tratti caratterizzanti, e cerca di capire se comunicano un messaggio coerente, o no.

Gli elementi a cui fare particolare attenzione sono:

  1. I soggetti che sono stati inclusi nell'immagine, l'angolo e la prospettiva da cui sono stati ripresi, e i rapporti spaziali tra un soggetto e l'altro
  2. I motivi geometrici che ricorrono nell'immagine, determinati dai soggetti stessi o dai loro raggruppamenti in pattern.
  3. I rapporti di luce e colore. L'intensità della luce, la durezza dei contrasti e le tonalità cromatiche che convivono nell'immagine che hai di fronte.

Nel suo insieme, la capacità di rilevare tutte le caratteristiche caratterizzanti di un immagine, e di metterle in relazione tra loro, prende il nome di lettura delle immagini, e rappresenta un po' il crocevia delle capacità di un buon fotografo.

E' qui infatti che si incontrano la capacità analitica che permette di governare la tecnica e la sensibilità che ti fa cogliere gli aspetti più profondi della potenza di un'immagine.

Nella prossima  lezione vedremo insieme come affrontare in modo sistematico la lettura delle immagini tue e di altri. Una volta imparato a riconoscere e isolare gli elementi cardine della struttura di un'immagine potrai previsualizzarli, e sfruttarli consapevolmente nella progettazione delle tue fotografie.

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